Ovvero, e ancora per noi, dell'impossibilità – viepiù patente – di perseguire una linea di resistenza identitaria su base territoriale, secondo ovvero un Nomos dello Spazio che sia altro e antagonista rispetto all'Uno dell'Indistinto Globale (verso l’"entelechia storica" del quale l’umanità tutta procombe e a passo svelto), entro egualmente un pomerium ostativo o “katechonico” dal mainstream giornalistico chiamato “sovranismo”, senza il contestuale e coraggioso slancio tanto oltrepassare, da “destra”, l'orizzonte del Capitalismo economico (e dell’Atlantismo in politica estera, alleanze internazionali comprese), quanto, da “sinistra”, l’assiologia templare del Liberalismo politico, anzitutto superandone la bicondizionalità che immorsa e coalesce quell’Uno meglio definibile come linea vincente della Modernità (e ormai Post-modernità) o Civilizzazione angloamericana (e ormai occidentalizzazione uni-versale).
Varrebbe infine la pena di chiedere a Salvini quale sia il senso autentico del “Padroni a casa nostra” per coloro che una casa, ovvero una Patria, non l’hanno, pur avendone pieno diritto di nascita, tanto meno possedendone la facoltà di disporvi da padroni, piuttosto essendo trattati da “emigrati o estranei a casa propria”. E, nonpertanto, loro non sono una democrazia, tanto meno una democrazia capitalistica, dunque è lecito annientarli, essendo loro aprioristicamente o intrinsecamente nel torto, nell’errore, rispetto a noi, sedicente e anapodittica avanguardia del Bene e della Civiltà.
Questa è la vera liberalità del Liberalismo occidentale: l’adeguamento all'Uno o la nullificazione del non conforme (vedere DDL Zan...)