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L'ordinarsi nell'effimero dell'apparire del Mondo

La seduzione del Male
Perché è illogico che la Russia accetti il piano di pace di Trump - 26 novembre 2025
Nel 1920, veniva pubblicato, a Sofia, L’Europa e l’umanità. Il saggio, del linguista ed etnografo Nikolaj Trubeckoj, è considerato uno dei fondamenti del movimento Eurasismo. A breve, pubblicheremo sul nostro portale una sintesi ragionata e commentata dell’edizione Aspis, del 2021.

Uno dei concetti fondamentali del volume è la dialettica tra egocentrismo ed “eccentrismo”. Il primo atteggiamento – ovviamente a livello di génos, non di singolarità psicologiche – consiste nel ritenere il sé sicché la propria civiltà come il centro del mondo, l’entelechia del processo evolutivo umano, altresì ritenendo, per coimplicazione, ogni altra comunità tanto più inferiore e arretrata quanto più si allontana dall’archetipo entelechiale. Per Trubeckoj, ovviamente, la Kultur egocentrica per antonomasia è quella che lui chiama romanogermanica, cioè a dire l’Occidente nell’oggi definito collettivo.

L’eccentrismo rappresenta l’altra faccia e la complementare rispetto all’egocentrismo e consiste nel percepire – tipicamente da parte dell’élite – l’altro da sé come superiore modello di civiltà da imitare e imporre al proprio popolo.

Da quando è miseramente fallita la cosiddetta controffensiva ucraina – nella quale sia l’esercito controffendente, che tutto l’Occidente, han dato fondo a ogni riserva, materiale e umana (per questo la linea Surovikin rappresenta, per noi, sul piano storico e forse financo destinale, il bastione che arresta l’espansione globale del Nuovo Ordine Mondiale che lì muore, il tò katéchon contro cui si sgretola, come le ondate d’assalto dell’esercito Nato-ucraino, l’americanizzazione unipolare del mondo) – i russi hanno continuato ad avanzare, con fatica, certo, stanti le nuove tecnologie che hanno cambiato repentinamente le modalità di conduzione della guerra di fanteria, ma anche stanti i miliardi e le tecnologie spese – dall’Occidente suddetto collettivo – per fortificare tutto il Donbass (e non solo: così la parte meridionale di Zaporijia e la parte settentrionale di Kharkiv) nella decade 2014-2023, nonché, certamente, stante la volontà politica russa di risparmiare i propri militari e i civili altrui che, comunque vadano le cose, saranno i loro vicini di casa per i prossimi millenni, poiché – come ebbe a scrivere Carl Schmitt &ndash la Terra non si sposta, diversamente da una nave pirata.

Pertanto, la guerra di trincea si è trasformata in una guerra di “roccaforti”: mesi per tagliare una città fortificata dalle vie logistiche, isolarla, chiuderla fisicamente su 3 lati, controllando col “fuoco” il quarto, per poi demolirla con l’artiglieria, i droni, le bombe plananti, e infine muovere piccole unità di infiltrazione che sezionano le truppe nemiche dentro la città, costringendole alla resa o alla morte.

Dopo mesi dunque impiegati per prendere medie città di 60k abitanti anteguerra, il fronte si spostava velocemente, di diverse decine di km, sino alla roccaforte successiva, che arrestava l’avanzata e ricominciava il lento lavorio di assedio.

Adesso, nondimeno, gli eventi bellici sono giunti alla svolta tanto attesa, da alcuni, e temuta, da altri: Pokrovsk – caduta giorni fa – fu l’ultima di queste roccaforti, nel Sud-Est di Donetsk. Oltre, si estende solamente la steppa, sino al fiume. Allo stesso modo, a Nord, nel Kharkiv, oltre Kupyansk e Vovchansk, caduta e “cadutura”, non si danno più fortificazioni sino alla capitale dell’Oblast. Egualmente, al Centro-Nord di Donetsk, permane esclusivamente l’ultima linea Sloviansk-Kramatorsk che, nondimeno, giacché isolata, non sarà così arduo conquistare, basterà assediarla appunto.

A Zaporijia, gli Ucraini hanno fortificato esclusivamente il Sud della Regione, ipotizzando una risalita dalla Crimea o comunque dalla direzione meridionale. Invece, la caduta del Donetsk e l’ingresso in Dnipropetrovsk, hanno condotto la linea di contatto “da Est”, dove, superata la roccaforte di Huljajpole (che hanno semi-conquistato ieri, penetrando, approssimativamente, sino al centro dell’insediamento), non altre resistenze significative egualmente si danno sino al Dnepr (più a occidente, sempre nella Regione di Zaporijia, l'esercito russo sta circondando anche l’ultimo bastione in quella direttrice: Orikhiv).

Insomma, dopo quasi 4 anni di logoramento, ormai l’Ucraina è sull’orlo del collasso militare completo: ai russi basterebbe mantenere l’attuale pressione, attendere, e conquistare per lo meno tutti e 4 gli Oblast costituzionalmente russi, più, verosimilmente, tutto o buona parte di Kharkiv e Dnipropetrovsk, e, forse, in caso di collasso completo, politico e militare, arrivare a Odessa: jackpot.

Perché, dunque, i rumors giornalistici sembrano possibilisti circa un’accettazione russa del piano originario trumpiano in 28 punti (per quanto i russi abbiano già fatto sapere che il piano Ue sia una barzelletta e che il nuovo piano Trump “sfoltito” non vada bene), piano che – nonostante i media occidentali indichino essere una resa per l’Ucraina (e l’Europa), un piano addirittura scritto dai russi, a noi appare, stante come sopra esposto la situazione sul campo (e, che così sia, non lo diciamo noi, che nulla pressoché sappiamo di strategie militari, ma tutti gli analisti più seri, italiani e non), una vittoria limitata e parziale per i russi, che avrebbero invece a portata di mano (armata) la vittoria completa?

Evidentemente una prima risposta potrebbe trovarsi nell’offerta, in contraccambio dell’accetazione di una vittoria parziale a fronte di una probabile e prossima vittoria totale, economico-politica.

Tuttavia, sappiamo ormai che le sanzioni nuocano più ai sanzionanti che ai sanzionati; i fondi russi in Ue siano inferiori ai fondi Ue in Russia (per cui anche il loro furto sarebbe controbilanciato da un furto ancor maggiore); e che, per quanto possa lusingare Putin, sul piano personale, l’idea di umiliare tutti i leader Ue al prossimo G8, riteniamo codesta eventualità non sia particolarmente dirimente.

Pertanto, ipotizzando che Trump non abbia offerto a Putin l’Alaska o una cena con Melania…, non riusciamo a cogliere altra spiegazione circa l’eventuale accettazione russa – per quanto ne rimaniamo scettici – se non la “metafisica” seduzione del Male e l’eccentrismo dell’attuale classe dirigente russa “moderata”, rispetto a coloro che, come Karaganov, vogliono farla finita per sempre con l’Occidente e saldarsi all’Asia.

Ma, se così sarà, se, ossia, pur sconfitto militarmente, e in maniera molto netta, l’Occidente saprà nonpertanto vincere la pace, allora non ci sarà più alcuna speranza di alterità rispetto al Nuovo Ordine Mondiale borghese e alla globalizzazione imposta dalla talassocrazia anglosassone, l’Occidente segnerà davvero il completamento della Storia, e tutti gli uomini moriranno occidentali, come noi italiani democristiani.