Secondo Ads (Accertamenti Diffusione Stampa), l’ente ossia di certificazione della tiratura e della diffusione della stampa quotidiana e periodica di riferimento per l’Italia, nel 2010 il Corriere della Sera vendeva, quanto all’edizione cartacea, 437.869 copie; nel 2015, 281.711; nel 2020, 173.787; nel 2024, infine, le copie vendute sono scese a 118.398. Secondo le ultime stime, nel 2025 il trend inesorabile della decrescita, congetturiamo non troppo felice, continua [...]. Bene, cosa vogliamo intendere con tutta questa premessa? Semplice: lo scopo della diffusione del Corriere della Sera non può essere quello del profitto di impresa. Dobbiamo sicché andare a ricercarvi altri téloi, rammento, con Aristotele, come sia la causa finale la regina orientante ogni causazione nel mutamento. La risposta politicamente corretta sarebbe: nonostante sia in perdita costante da 15 anni, svolge una funzione sociale elettiva, di informazione dell’opinione pubblica circa gli eventi occorrenti in Italia e all’estero, così da consentire ai cittadini di esercitare con coscienza, preparazione documentale e spirito critico, il loro esercizio politico democratico. Osiamo essere più sintetici, e meno ironici…: lo scopo del Corriere – per cui continuerà a esistere, anche se dovesse essere acquistato solo da Mieli, Fontana, Serafini, Severgnini, Rampini e parenti – è la Propaganda, la sana e vecchia propaganda istituzionale da Istituto Luce che risulta ancor più erosiva delle suddette coscienze critiche giacché veicolata col cremisi curule della maestà appunto percepita giacché istituzionale.
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