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Filosofica del 900

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Opere
Alberto Iannelli

ΔΙΆ

Attraversando l'ultimo Orizzonte e Altro della Notte
Epopea dell'Originario ed Epoche dell'Umano

Aracne, 2020
Iannelli Alberto - Dia
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dell'opera
Se l’Essere che anzitutto appare fosse piuttosto l’immediata autodatità o teticità fenomenica della contraddittorietà che, per coerenza identitaria o coalescenza al sé, endoreattivamente dimora nell’immanenza atra e apofatica della Contraddizione, l’Origine o l’Emersione del Tutto non dovrebbe in verità essere afferrata giacché Evento — intrinsecamente estroflessivo — dell’Uno-in-sé-diviso, autoctica epperò sempre più controaffermativa ante-sé deposizione dell’escate o trascendentalmente sempre sottraentesi meontica inseità dell’Antinomia (Pólemos), abissale altresì prolessi (Entwurf) e inaudito proponimento (Sollen) dell’assolutamente Estremo stesso? Non dovrebbe ossia la Seinsgeschichte più autenticamente venire indicata in quanto omodeissi monumentale del Nulla ultimo, tutto nell’orizzontalità ipseitale propria pre-avvolgente e anzitutto la principiale pro-posizione ipotetica del sé, enantiodromica epperò Epopea (Geschehen) o processuale destinazione (Geschick) al suo compimento?
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Alberto Iannelli

Il Potere
del nostro Tempo

Origine, fondamento e posizione dell’essenza eidoclasta, nell’Oggi omniafferrante, sul piano della Seinsgeschichte

© Orizzonte Altro Edizioni, 2023
Iannelli Alberto - Il Potere del nostro Tempo
Principiando dall’anapodissi dell’antiticipità ovvero dall’immediata evidenza dell’eidoclastia che predomina l’orizzonte dell’Oggi, l’autore conduce l’apodissi rivolta a disvelare l’essenza del Sollen faustiano – viepiù ipostatizzantesi nell’impressione, con necessità, del carattere del niente inautentico ossia aoristico all’ente ecceitale ebbene già, bicondizionalmente (Sýnolon), tanto posto presso identità quanto ascritto alla sostanza del Giorno –, ostendendola sino a porre coimplicazione tra Potere e Tempo, tra il Sentiero dell’Affermare (Seinsgeschichte), anzitutto, e l’endiadica Struttura dell’originaria Enantiosi (Nichtseinsgeschick). Rin-tracciato il fondamento di ciò che egemonizza l’Odierno nella corresponsione eliaca alla posizione diadica della Monade deuteriore, vengono ulteriormente analizzati i fenomeni strutturali e i sovrastrutturali epifenomeni di quanto qui appellato civilizzazione manchesteriana, per dipoi escuterne l’effige del flamine diale, poscia palesatosi nell’archetipo esistenziale innaturalmente insinuato e da primordio presso la terza funzione transtorica o dell’estensione crematistica aqualitativa. L’evento destinale dell’epoché kateconica statuale accosta alfine l’agile venagione cratofanica alla dichiarazione conclusiva circa l’unico compito autentico permasto all’Esserci gettato nella configurazione dell’Essere che inclina verso la Weltnacht.

Il cherigma della contraddizione dell’ente-escate; il farsi atto dell’avversario estremo ovverosia del plenario; la gloria della spoglia edacissima giacché entelechiale; l’avvento dei prossimi olimpici e dell’ultima sollevazione, la rivoluzione apofatico-conservatrice.
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Alberto Iannelli

Annali della Pandemia

Silloge di riflessioni filosofiche circa l’evento che ha caratterizzato il biennio 2020/2021

Orizzonte Altro Edizioni, 2022
Iannelli Alberto - Annali della Pandemia
Nell’epistolario di Hegel e Niethammer, accanto alla celebre lettera del 13 ottobre 1806, in cui il futuro autore delle Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte dichiara tutta la propria ammirazione per Napoleone, per colui ovvero che, almeno in quell’attimo autoptico, ipostatizzava per il filosofo lo Spirito del Tempo, l’Idea universale fattasi e Atto e Individuo (“Ho visto l’imperatore – quest’anima del mondo – uscire dalla città per andare in ricognizione; è davvero una sensazione meravigliosa vedere un uomo siffatto, che, concentrato qui su un punto, seduto su un cavallo, si protende sul mondo e lo domina”), trova successiva collazione la missiva del 17 ottobre, in cui un Hegel meno entusiasta e senz’altro più prosaicamente preoccupato per le sorti del sé e del proprio lavoro (“Prima ancora della battaglia, le forze francesi hanno cominciato ad entrare nelle case con la violenza e a saccheggiarle. I soldati sono entrati anche nella casa dove abito […] Alcuni di loro mi hanno minacciato […]. L’incendio si è propagato a tutta la città e io mi sono infilato in tasca l’ultimo manoscritto della Fenomenologia da spedire a Bamberga […]. La guerra è il diavolo e nessuno se la sarebbe potuta immaginare così terribile”), ci offre una rara e preziosa testimonianza di quanto persino la più sublime e somma speculazione teoretica e complessa mediazione concettuale non possa mai né mai debba astrarsi e tentare rarefatta d’allontanarsi dall’incalzante immediatezza e umiltà dell’evento e della di esso concretezza dalla cogenza d’adeguata corresponsione intellettuale.

Chiamati dall’Assoluto del Reale a imporre l’ordinamento dialettico dell’Automovimento e la discretudine dell’ oggettivazione analitica all’Erlebnis dell’accadimento pandemico, venturieri della Geistesgeschichte, qui rispondiamo.

Indice dei contenuti:
  • Linguaggio, Comunità, Guerra

  • L’utile idiozia del complotto permanente

  • Coreuti e Cretini

  • Proteggete i miei Padri

  • Eroi intrepidi, consumatori assuefatti, nichilisti compiuti

  • Gemeinschaft Vs Gesellschaft, Hegel Vs Stuart Mill

  • Pandemia: le vere colpe del Capitalismo e del Moderno

  • Ritornare a Milton Friedman, per autenticamente avversarlo

  • Condurre l'autoevidenza al dimostramento

  • Creonte-Antigone, Atene-Socrate, Massachusetts-Thoreau

  • Ciò che resta del Grande Spazio europeo

  • Pars destruens: idòla factionis

  • Contro-analisi della sospensione di Astra Zeneca

  • Fondamento della disequazione fra anti-scientismo e anti-capitalismo

  • Scienza e Capitalismo

  • Il Green Pass nell'orizzonte del filosofico

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Se l’Essere che anzitutto appare fosse piuttosto l’immediata autodatità o teticità fenomenica della contraddittorietà che, per coerenza identitaria o coalescenza al sé, endoreattivamente dimora nell’immanenza atra e apofatica della Contraddizione, l’Origine o l’Emersione del Tutto non dovrebbe in verità essere afferrata giacché Evento — intrinsecamente estroflessivo — dell’Uno-in-sé-diviso, autoctica epperò sempre più controaffermativa ante-sé deposizione dell’escate o trascendentalmente sempre sottraentesi meontica inseità dell’Antinomia (Pólemos), abissale altresì prolessi (Entwurf) e inaudito proponimento (Sollen) dell’assolutamente Estremo stesso? Non dovrebbe ossia la Seinsgeschichte più autenticamente venire indicata in quanto omodeissi monumentale del Nulla ultimo, tutto nell’orizzontalità ipseitale propria pre-avvolgente e anzitutto la principiale pro-posizione ipotetica del sé, enantiodromica epperò Epopea (Geschehen) o processuale destinazione (Geschick) al suo compimento?
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Principiando dall’anapodissi dell’antiticipità ovvero dall’immediata evidenza dell’eidoclastia che predomina l’orizzonte dell’Oggi, l’autore conduce l’apodissi rivolta a disvelare l’essenza del Sollen faustiano – viepiù ipostatizzantesi nell’impressione, con necessità, del carattere del niente inautentico ossia aoristico all’ente ecceitale ebbene già, bicondizionalmente (Sýnolon), tanto posto presso identità quanto ascritto alla sostanza del Giorno –, ostendendola sino a porre coimplicazione tra Potere e Tempo, tra il Sentiero dell’Affermare (Seinsgeschichte), anzitutto, e l’endiadica Struttura dell’originaria Enantiosi (Nichtseinsgeschick). Rin-tracciato il fondamento di ciò che egemonizza l’Odierno nella corresponsione eliaca alla posizione diadica della Monade deuteriore, vengono ulteriormente analizzati i fenomeni strutturali e i sovrastrutturali epifenomeni di quanto qui appellato civilizzazione manchesteriana, per dipoi escuterne l’effige del flamine diale, poscia palesatosi nell’archetipo esistenziale innaturalmente insinuato e da primordio presso la terza funzione transtorica o dell’estensione crematistica aqualitativa. L’evento destinale dell’epoché kateconica statuale accosta alfine l’agile venagione cratofanica alla dichiarazione conclusiva circa l’unico compito autentico permasto all’Esserci gettato nella configurazione dell’Essere che inclina verso la Weltnacht.

Il cherigma della contraddizione dell’ente-escate; il farsi atto dell’avversario estremo ovverosia del plenario; la gloria della spoglia edacissima giacché entelechiale; l’avvento dei prossimi olimpici e dell’ultima sollevazione, la rivoluzione apofatico-conservatrice.
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Nell’epistolario di Hegel e Niethammer, accanto alla celebre lettera del 13 ottobre 1806, in cui il futuro autore delle Vorlesungen über die Philosophie der Geschichte dichiara tutta la propria ammirazione per Napoleone, per colui ovvero che, almeno in quell’attimo autoptico, ipostatizzava per il filosofo lo Spirito del Tempo, l’Idea universale fattasi e Atto e Individuo (“Ho visto l’imperatore – quest’anima del mondo – uscire dalla città per andare in ricognizione; è davvero una sensazione meravigliosa vedere un uomo siffatto, che, concentrato qui su un punto, seduto su un cavallo, si protende sul mondo e lo domina”), trova successiva collazione la missiva del 17 ottobre, in cui un Hegel meno entusiasta e senz’altro più prosaicamente preoccupato per le sorti del sé e del proprio lavoro (“Prima ancora della battaglia, le forze francesi hanno cominciato ad entrare nelle case con la violenza e a saccheggiarle. I soldati sono entrati anche nella casa dove abito […] Alcuni di loro mi hanno minacciato […]. L’incendio si è propagato a tutta la città e io mi sono infilato in tasca l’ultimo manoscritto della Fenomenologia da spedire a Bamberga […]. La guerra è il diavolo e nessuno se la sarebbe potuta immaginare così terribile”), ci offre una rara e preziosa testimonianza di quanto persino la più sublime e somma speculazione teoretica e complessa mediazione concettuale non possa mai né mai debba astrarsi e tentare rarefatta d’allontanarsi dall’incalzante immediatezza e umiltà dell’evento e della di esso concretezza dalla cogenza d’adeguata corresponsione intellettuale.

Chiamati dall’Assoluto del Reale a imporre l’ordinamento dialettico dell’Automovimento e la discretudine dell’ oggettivazione analitica all’Erlebnis dell’accadimento pandemico, venturieri della Geistesgeschichte, qui rispondiamo.
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