L'ordinarsi nell'effimero dell'apparire del Mondo
Dalle pagine di “Stato e Potenza” (Deržava, edizioni all'insegna del Veltro, Parma 1999, a cura di Marco Montanari), l’autore, Gennadij A. Zjuganov – già leader del Partito Comunista della Federazione Russa, sicché avversario politico di Putin – leggiamo una sintesi quantomai efficace e predittiva (il testo originario è del 1994) circa la reale genealogia del conflitto in corso, che purtroppo non sarà l’ultimo, nonché della funzione storica di fondamentale importanza che la Russia avrebbe potuto svolgere – nel tempo di questo scritto auspicabilmente, per il suo autore – in seno alla geopolitica mondiale: resistere, frenare, contrastare il New World Order, il secolo americano, la globalizzazione, l’unità del mondo, l’ultimo uomo e la fine della storia...
Tale funzione storico-destinale non dubitiamo possa evocare – perlomeno nei lettori di Carl Schmitt – il concetto paolino di tò Katechon (τὸ κατέχον), la forza che “trattiene” l’avvento dell’Anticristo e dell’Apocalisse, Anticristo e Apocalisse che, per noi, da non altro sono “ipostatizzate” se non “dall’uomo che sta in equilibrio sulla testa e cammina con le mani” (Max Scheler, Il Borghese di Werner Sombart, 1914), e dal mondo realizzato a sua immagine e somiglianza.
Ricordando come le seguenti parole siano state scritte 20 anni prima della cosiddetta rivolta di Euromaidan, nonché 28 anni ante l’avvio dell’Operazione Militare Speciale, buona lettura:
<< Washington approfondisce cinicamente la frattura fra la Russia e l’Ucraina, detta alla Russia le condizioni a cui devono sottostare le sue forniture di alta tecnologia a terzi, impone a Mosca rovinosi trattati sul disarmo, sobilla la scalmanata russofobia dei “nazionalisti-radicali” delle periferie.
Nel mondo è iniziata la realizzazione del piano allestito per l’instaurazione del “nuovo ordine mondiale”. In pratica, ciò significa che le forze mondiali si sono accinte ad azioni decisive, dietro le quinte, volte alla formazione di un rigido sistema centralizzato di amministrazione coercitiva dello sviluppo della civiltà umana.
Nel primo di questi scenari (di integrazione della Russia nel processo di edificazione del “nuovo ordine mondiale”) è prevista una crescente attrazione della Russia nell’orbita della politica occidentale, mediante la sua trasformazione in fonte di materie prime e di potenza intellettuale, cosa che permetterà agli Americani di costruirsi una posizione concorrenziale irraggiungibile per i paesi che stanno rapidamente acquisendo peso come la Germania, il Giappone, la Cina. Si progetta per tanto di insediare nel paese un regime cosmopolita che esprima gli interessi del capitale mondiale e della borghesia compradora locale. In una fase successiva, utilizzando anche il potenziale militare e scientifico della Russia, si pensa di farle acquisire lo status di alleato minore, di gendarme che garantisca l’avanzata del “nuovo ordine mondiale”.
Secondo punto: nel caso di un esito fallimentare del processo di “democratizzazione” della Russia, e di vittoria delle cosiddette “forze conservatrici”, verranno scatenati conflitti militari con il coinvolgimento della Russia sul territorio dell’ex URSS, lungo l’intero perimetro del confine russo che attraversa le varie parti dell’Unione >>.
(pp. 127–129)