Dappertutto assistiamo alla preordinata e sistematica distruzione
di ogni statuizione identitaria, di qualsivoglia individuazione
distintiva, di tutte le differenze e anzitutto della Differenza
stessa, tanto che è proprio esso impeto antitipico e riottoso a ogni
adersione eidetica, a ogni posizione precisa o decisa partizione
dell’insé, a ogni altresì appropriativa o immedesimativa individuazione d’alterità contro l’altro tutto, a definire la Forma del nostro Tempo, l’Aspetto essenziale che pertanto non può non essere determinato se non giacché Indeterminatezza in se stessa e Indeterminatezza omniavvolgente.
Ciò che si ostende a fondamento
apofatico di questo spazio
d'opposizione e divergenza, ovvero la
multiforme manifestazione della più
radicale esclusività ostracistica che
sorte e vicenda umana abbia mai
impresso nei propri annali,
l'avviticchiante esclusività epperò
dell'inclusività eretta ad
anapodittico destino comune, a
necessità incontrovertibile, la
globale – e globalista – aoristia
nomoclasta che viepiù coartante
illaquea con le proprie spire
irenico-libertarie il Mondo tutto, in
null'altro infatti trova sostanza se
non nell'odierna nostra
Weltnacht, nel Tempo ossia
del nichilismo inautentico, in cui le
singole realtà o posizioni di
identità particolari sono nulla e del
Nulla non ne è piu nulla.
Pólemos Pánton
Patér
Posto quindi esso carattere e ofioide e
panico che nulla oltre sé consente
che sia e sia compiutamente sé, nulla
e anzitutto il Nulla stesso che di
ciascuna determinata e distinta
onto-medesimezza è fondamento
autentico, diafano e
contraddittorio ossia,
trans-apparente sfondo di staglio
proprio giacché negativo o immediatamente sottrattivo della propria posizionalità; e posto
altresì lo stadio di turgescenza da
esso orizzonte raggiunto; riteniamo
ormai impossibile tentare di
trascenderlo afferrandoci ad alcuna
proposizione di senso che trovi
alligamento in detto terreno in cui
nulla atremido dimora.
E, nondimeno, non vogliamo certo
consegnarci chini e correi alla
rassegnazione dello sguardo
sconfinato coevo, voraci piuttosto e
sempre di télos, di preda,
di crepuscolo. Come dunque circondare
ciò che tutto circonda per coglierne
i confini del suo perimetro im-menso,
per afferrarne pertanto l'identità
politropa e la scaltra essenza, per
conoscere ebbene e conoscendo e
combattere e oltre-passare?
Come trascendere altresì ciò che – da
qui – appare col carattere
dell'intrascendibilità,
dell'Umgreifende?
Pathos der
Distanz
Voltandogli semplicemente le spalle,
sdegnosi volgendoci ovvero ante il
suo ultimo inveramento
contemporaneo, sitibondi votandoci
pertanto all'ascolto di ogni grande e
alma voce – oggi viepiù afasica,
eterodossa, sconfitta, estromessa –
che ne seppe profeticamente cogliere
la figurazione nascente,
avvistando e additando i
prodromi di ciò entro cui
noi oggi – incipientemente
tutti – ci troviamo
invischiati e attorti tutto
d'intorno.